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Vita Ciociara pagina 29
Lang Jazz Festival, con il suo Solo
Project. Dopo un anno esatto, dall’ul-
timo live che ho visto; nella stessa
città dove lo ascoltai per la prima
volta. Lo spettacolo inizia poco prima
delle ventidue: Cangiano apre con
una bellissima “Fragil” – è tanto bella
quanto umbratile e dolorosa, o forse
sono io che sto cambiando, e le cose
mi paiono più vive; e prosegue, quasi
un ideale fil rouge, con “Quanno
chiove”, tra i classici irrinunciabili –
vissuti consumati all’osso, come da
chi divora per sopravvivere, con la
bellezza, alla ferocia. Ma la consue-
tudine d’improvviso si spezza e una
“Route 66”, l’ultima che ti aspetti, ab-
batte ogni certezza; irrompe e scar-
dina, come “If you don’t know me by
now”, magistralmente modulata alle
loop machines, il mood personalis-
simo, tendenzialmente funk, di “An-
drea”, e una “Passione” all’impronta,
ma solo in apparenza, che trasforma
la richiesta di un avventore in turba-
mento esatto, estatico e primordiale:
è la performance perfetta, quella che
ferma il caos; è carisma al di là di tutti
gli schemi, erotismo sincero, natu- denti – leggeri e letali, di violenza che se la osservi, dritta negli
rale, pratico. La voce di Cangiano è orgiastica, più elettrici del solito occhi, nei movimenti, nella forza,
in un calibro vertiginoso, sfuma, ‘an- – scivola, da “Creep” a “Via con stimi più preziosa la tua, ogni
nerisce’, di un nero che per istanti lo me”, per arrivare a “Vasame”. Ed vita. E vale la pena, ti ripeti, con
avvicina alla crudezza benefica di è sempre lì che capisco tutto. l’euforia del primo concerto post-
Ray Charles: è in forma; il resto di Anche stavolta, dal mio tavolino Covid, con l’incertezza di riuscire
quello che accade si posa su di lui, sulla terza fila, con il vento che a scrivere anche solo qualche
ombroso e senza ombre, artigiano e tarda ancora a sollevarsi. Can- riga.
incantatore, senza toccarlo; letteral- giano è quel tipo di purezza, che Forse è questo che cerchiamo,
mente esplode in soli/scat rabbrivi- non muore neanche calpestata, semplicemente; chi costruisca
per noi il sentimento, le emo-
zioni, con mani grandi e buone,
e col sorriso ci precipiti in un si-
lenzio indolore, in auscultazione
di noi stessi più feriti e vulnera-
bili, mentre crediamo si tratti ap-
pena di intrattenimento. Ma se
resta una grandezza dentro, an-
dando via, è perché quella pu-
rezza la riconosciamo, sia pure
nella distrazione – come la stella
dei naviganti quando il mare
sembra enorme, e fa paura.
alessia.lombardi@vitaciociara.it