Page 30 - Novembre-2022
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Vita Ciociara
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            Cosette di casa nostra




            Racconti ed aneddoti dalla tradizione popolare di Pescosolido
                                                                                   di Ottavio Cicchinelli


       La sparata di Pino Giallino,


       raccontata da anziano cacciatore del paese

       Alle tre di notte partimmo, in fila in-  qualche secondo; poi alzò lenta-   vito); ma non avevamo la fune. Al-
       diana, nell’oscurità totale. Al Man-  mente il braccio e, con l’indice  lora avremmo potuto sezionarlo e
       drino ci separammo: Gine ’lla  della mano, tornò a bussare (ma  dividerci il peso; ma non avevamo
       Fentana proseguì con i cani verso  molto più a lungo) verso il bo- l’attrezzatura adatta. E dunque?
       la Selva Ficcacianca; mentre noi  schetto di faggi.                         - Dunque, – concluse Gine ’lla
       “postaroli” ce ne salimmo a Fossa  Noi, preoccupatissimi, andammo a  Fentana - voi rimarrete qui di guar-
       Cardicosa. Qui giungemmo al-          vedere nel boschetto, aspettan-       dia; mentre io torno in paese,
       l’alba, occupammo le poste e ci  doci chissà quale disgrazia. Invece  prendo l’asino, lo porto qui e ci ca-
       mettemmo ad aspettare che qual-       trovammo un cinghiale (neanche  richiamo sopra il cinghiale.
       che lepre, sospinta dai cani, ci ar-  troppo grosso) allungato su un  - Ben detto. Torno anch’io in
       rivasse a tiro. Passò un’ora, ne  fianco: aveva un foro sulla fronte,  paese! – saltò su Pino Giallino, al
       passò un’altra, un’altra ancora. Ma  tremava tutto e ogni tanto sussul- quale era tornato improvvisamente
       nessuna lepre apparve. Verso  tava, mentre Pèppe ’lla Fentana,  l’aire (al solo pensiero di potersene
       mezzogiorno… bi-bu-ba-uì-uì, bi-      con la mano tesa, gli teneva un  tornare subito a casa).
       bu-ba-uì-uì… una canizza furiosa  piede anteriore leggermente solle- - Ah, sì? – si risentì il compare
       cominciò a salire verso di noi. Salì,  vato da terra e lo soppesava deli-   Pèppe. – Tu te ne torni in paese e
       salì, salì, finché… pam... una fuci-  catamente.                            noi restiamo quassù a fare la guar-
       lata risuonò alla Capanna ’e Ce-      - Allontànati! – gli gridai temendo  dia al cinghiale?
       selotte. Noi rimanemmo fermi e  una reazione improvvisa della be- - Eh, ma io ho degli ospiti a casa:
       muti, aspettando che chi aveva  stia. Ma quello, testardo com’era,  mi stanno aspettando. - rispose
       sparato, cioè Pino Giallino, ci chia-  continuò a soppesare il piede al  quello (e io fui lì lì per insultarlo
       masse e ci ragguagliasse sull’ac- cinghiale.                                ben bene; ma mi trattenni, poiché
       caduto. Ma quello non chiamò.  Poco dopo arrivò anche Gine ’lla  mi ricordai che dovevo ancora pa-
       Allora chiamammo noi, prima  Fentana e fece:                                gargli un lavoro che aveva ese-
       piano piano, poi sempre più forte:  - Uéh, siéte accise ’ne cenghiale?!  guito a casa mia).
       - Pino… Pinoo… Pinooo…                Chi c’è sparate?                      Gine ’lla Fentana partì, Pino Gial-
       Quello non rispose. Allora, preoc-    - C’è sparate Pine Gialline. - ri-    lino lo seguì e noi rimanemmo a
       cupati, andammo a vedere che  spose Pèppe ’lla Fentana – Ap- guardarli.
       aveva fatto. Lo trovammo seduto  perciò mó se sènte male. Pe la  Intanto il cinghiale stava lì: ormai
       su una pietra, affranto, con il fucile  ’mpressióne… Glie cenghiale è ar-   morto, immobile, irsuto e nero
       poggiato sulle ginocchia, lo  revète, s’è fermate a guardà i Pine  come la notte. Un timore ci venne:
       sguardo spento e il respiro affret-   Gialline, lèste lèste, è scarecate  e se il cinghiale l’avesse visto
       tato.                                 glie fucile, c’è ’nfelèta ’na cartuccia  qualche cacciatore di passaggio?
       - Che è successo? – domandò il  a palla i è sparate.                        Corremmo qua e là a raccogliere
       compare Pèppe.                        - Bène, bène! – concluse Gine ’lla  delle foglie secche e con quelle
       Quello non rispose subito; poi alzò  Fentana – Prò mó cómme facéme  coprimmo ben bene il selvatico.
       lentamente un braccio e, con l’in- a repertaglie a casa?                    Poiché noi eravamo in difetto, in
       dice della mano, bussò verso un  Già, come dovevamo fare per ri-            quanto non avevamo il permesso
       boschetto di faggi che stava lì di  portarlo a casa? Il cinghiale era  per poter cacciare i cinghiali e
       fronte.                               troppo grosso per caricarcelo sulle  quindi, se scoperti, avremmo po-
       - Ma che? – insisté il compare  spalle. Avremmo potuto trascinarlo  tuto avere dei problemi con le au-
       Pèppe.                                con una fune (come avevamo  torità preposte.
       Quello fece come prima: aspettò  visto fare ad alcuni cacciatori di Al- Nascosto il cinghiale, ci mettemmo
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