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Vita Ciociara
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“IL VOTO”: principio di rappresentanza politica come espressione di democrazia
di Domenico Ruscetta
Il sistema della democrazia diretta è certamente lo stru- stituirli con altri. Questo è fondamentale. Se il popolo è
mento ideale per poter reggere un popolo con maggiori sovrano, può anche cambiare idea. Bel sovrano sarebbe,
garanzie di sicurezza e di successo. Ma si comprende se non avesse la facoltà di rivedere il proprio giudizio e di
benissimo quale pandemonio succederebbe, se ci met- trasferire la propria fiducia a chi crede più idoneo. L’ele-
tessimo in testa di applicare tale procedimento (votazione zione è, dunque, l’atto fondamentale della convivenza de-
dei singoli per alzata di mano), ma anche soltanto a mocratica. Naturalmente, non si deve intendere che, se la
quello di una delle nostre città. Questo, sì, potrebbe es- sovranità è del popolo, così come nel popolo sono com-
sere possibile dove i cittadini, nel giorno indicato, si re- presi anche i meno fortunati, questi ultimi hanno diritto al
cano in un certo luogo ed a una certa ora, ad approvare voto. In realtà, agli inizi delle costituzioni democratiche,
le loro leggi per alzata di mano. Nei grandi Paesi del troviamo che il termine “popolo” è inteso in senso molto
mondo, e così da noi, è proprio assurdo pensarlo. Ed al- ristretto: il voto non è facoltà di tutti i cittadini, bensì di de-
lora se il popolo non può governare direttamente, ecco terminate categorie a seconda del censo della profes-
bisogna che si trovi un modo di governare indirettamente, sione esercitata, degli studi fatti ed eventualmente dei
per via cioè dei suoi rappresentanti. Questo è appunto il titoli nobiliari. Verso la metà del secolo dieciannovesimo
compito dell’elezione. Con il voto elettorale, ogni cittadino ancora la stessa Inghilterra, culla della democrazia par-
delega, perché governino per lui, uomini che godano lamentare, ammetteva al voto soltanto poche migliaia di
della sua fiducia, ossia che, per affinità di idee e di inte- cittadini. Nel nostro Paese il primo Parlamento, quello del
ressi, diano garanzia che al momento opportuno adotte- 1867, fu eletto da cinquecentomila elettori, che poi, nel
ranno soltanto provvedimenti in armonia con i suoi 1882, salirono a due milioni; nel 1913, col “suffragio uni-
principi e i suoi interessi. Dunque, il voto con cui un citta- versale”, salirono ancora a otto milioni, fino ad arrivare
dino democratico elegge il suo rappresentante nel pub- agli attuali quaranta e passa. Un salto di qualità davvero!
blico consenso (Parlamento, Regionale o Comunali che Comunque, in tutti i più larghi ordinamenti democratici,
sia) è una forma di vera e propria delega, non però una troviamo sempre restrizioni di voto, come ad esempio il
delega perpetua, né condizionata, ma periodicamente ri- caso di chi abbia riportato gravi condanne penali. In al-
vedibile. Infatti è uno dei requisiti indispensabili della de- cuni Paesi, anche civili, il voto non è concesso alle donne,
mocrazia che, a termine fisso o con procedura d’urgenza, ma, con l’evoluzione dei tempi, così freneticamente ga-
gli eletti si presentino agli elettori, i quali possono ricon- loppante, anch’esse lo otterranno sicuramente in detti
fermarli, se giudicano che abbiano saggiamente assolto Paesi. Da tutto ciò si evince che ogni elezione, pur larga
il loro mandato, ma possono anche, in caso contrario, so- e democratica che sia, comporta necessariamente la