Page 18 - Febbraio-2022
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Vita Ciociara
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               Racconto breve    - terza parte -


                                                                     a cura di Rosalba Di Vona
            Assunta Soletta




       In quella piccola, ma decorosa stanza da pranzo, le due
       grandi foto facevano davvero una gran bella figura. Due
       giovani di una bellezza rara la affascinavano, catturavano
       la sua attenzione, ma non le bastava conoscere i loro
       nomi Gaetano e Giovanni;  avrebbe voluto avere altre no-
       tizie che li riguardava, ma ogni volta che provava a chie-
       dere, papà Vincenzo faceva un gesto con la mano destra
       come a dire, ti prego zitta, non chiedere, poi lentamente
       si accendeva la pipa e si chiudeva in un mutismo che du-
       rava ore.
       Invece a lei, mamma Antonia, scendevano silenziose la-
       crime che le solcavano quel viso, dove il tempo aveva in-
       ciso sottili rughe, che però, non spegnevano quella
       bellezza illuminata da due cerulei ed espressivi occhi
       sempre in movimento.
       La tristezza che aleggiava in casa, faceva soffrire la pic-
       cola Assunta che avrebbe fatto chissà cosa per riportare






















                                                                                   Giovanni Conte


                                                                un po’ di allegria in quell’atmosfera, il suo era un istintivo
                                                                segno di riconoscenza verso quelli che ormai considerava
                                                                mamma e papà.  Che belle queste parole “mamma…
                                                                papà”, le si riempiva la bocca quando le pronunciava, ogni
                                                                scusa era buona per chiamarli, e loro ne erano immen-
                                                                samente felici. A scuola Assunta era molto diligente, la
                                                                sua voglia di imparare era tanta, voleva fare bella figura
                                                                e rendere fieri i suoi genitori.
                                                                Aveva tre anni quando era scoppiata la prima guerra
                                                                mondiale, ma lei, abituata a vivere con coloro che l’ave-
                                                                vano accolta nei suoi primi anni di vita, in quel posto scor-
                                                                dato da Dio e dagli uomini, neppure ne aveva mai sentito
                                                                parlare. A scuola però se ne parlava: i compagni più
                                                                grandi raccontavano di cannonate, sangue, elmetti, carri

                        Gaetano Conte                           armati, tutte parole per lei sconosciute. Restava affasci-
                                                                nata e sarebbe rimasta ore ad ascoltare i racconti.
                                                                Un giorno Loreto, il più grande, in quell’aula che conte-
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