Page 14 - Febbraio-2022
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Vita Ciociara
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                                             riparare.                             vu”, si distinguono per personalis-
                Continua dalla
              pagina precedente                                                    sime dinamiche interne di interplay
                                             L’irriverenza dei ciociari Falasca  e riutilizzo di topoi autorali su vizi,
       ressanti le soluzioni dell’opener,  (Stefano Bianchi, voce e chitarra;  sberleffo e autoironia.
       “Notte scura” (Gazzelle e Tedua),  Giovanni Castellucci, chitarra; Fi-
       “Il giorno più triste del mondo”  lippo Bianchi, basso; Davide Cic-         Fabricio Pipini (chitarrista e can-
       (Ariete e Mecna) e “Falena” (Coez,  carelli,     batteria)   rappresenta  tautore di origini argentine) segna
       Ketama 126, Franco 126) – meta-       un’ulteriore sfaccettatura genera- un rito di passaggio: dall’espe-
       forica trasfigurazione dell’apatia  zionale, un approccio tragicomico,  rienza prog dei Platinum ai progetti
       estiva, dello stream of consciou-     alla questione giovanile e non  solisti, perlopiù fedeli a sonorità
       sness prima di dormire, in cui  solo, al postmoderno più in gene-           prog-rock e ad una lirica ‘battiate-
       l’amore, l’esperienza dell’altro,  rale; di denuncia sottile, al limite  sca’ (“Mutamento”, “9 e il Re”), il
       della realtà stessa è falena fugace,  del fantozziano, che all’eccesso di-  sound dolente di “Missed Oppor-
       che si dilegua, alla luce della luna.  sturbante e distruttivo tenta un ri-  tunities”, singolo pubblicato il 13
                                             pristino di una certa sanità di  maggio, è il punto di non ritorno di
       Il disagio si assottiglia in Vi Skin  valori: vera o presunta è irrile-     un discorso sulla giovinezza che
       (Sofia Pelle), per farsi più ‘ragio-  vante, l’importante è che sia credi-  improvvisamente schianta a terra,
       nato’; e così il suono, levigato da  bile. “Lasciate perdere” – album  con tutto il disincanto delle occa-
       impressioni, fantasmatiche incur-     d’esordio dello scorso ottobre –  sioni, dei traguardi mancati. Em-
       sioni acustiche di caratura cali-     miscela all’irruenza tellurica di un  blematico il videoclip, in alternanza
       brata e intensa: “Scusa”, singolo  punk-rock italiano ma trasversale,  a frammenti di esibizioni di reper-
       pubblicato il 28 dicembre, è voce  mai intrusivo, la satira sotterranea,  torio: parallelismo, dicotomia onni-
       dell’ipocrisia dei rapporti umani –  il paradosso pungente – deformati  presente; un dialogo dolceamaro
       disumanizzati e disumanizzanti;  nell’uso talvolta grottesco della  tra il fervore chimerico dell’ambi-
       non già rabbia, grido di allerta:  voce – che intessono il lirismo di  zione e la labile concretezza del
       quella di Sofia/Vi è sofferta libertà  chiara matrice ‘gaetaniana’. Inevi-  sogno. Blues e nuances floydiane
       interiore, stoica delicatezza del-    tabili ingenuità e cliché; tuttavia,  innervano l’architettura progres-
       l’abbandono – nell’allontanarsi da  pezzi come “Cancerogeno”, “Déjà-        sive del brano, modulata e insieme
       ciò che nuoce, ferisce, senza mai
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