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Vita Ciociara
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riparare. vu”, si distinguono per personalis-
Continua dalla
pagina precedente sime dinamiche interne di interplay
L’irriverenza dei ciociari Falasca e riutilizzo di topoi autorali su vizi,
ressanti le soluzioni dell’opener, (Stefano Bianchi, voce e chitarra; sberleffo e autoironia.
“Notte scura” (Gazzelle e Tedua), Giovanni Castellucci, chitarra; Fi-
“Il giorno più triste del mondo” lippo Bianchi, basso; Davide Cic- Fabricio Pipini (chitarrista e can-
(Ariete e Mecna) e “Falena” (Coez, carelli, batteria) rappresenta tautore di origini argentine) segna
Ketama 126, Franco 126) – meta- un’ulteriore sfaccettatura genera- un rito di passaggio: dall’espe-
forica trasfigurazione dell’apatia zionale, un approccio tragicomico, rienza prog dei Platinum ai progetti
estiva, dello stream of consciou- alla questione giovanile e non solisti, perlopiù fedeli a sonorità
sness prima di dormire, in cui solo, al postmoderno più in gene- prog-rock e ad una lirica ‘battiate-
l’amore, l’esperienza dell’altro, rale; di denuncia sottile, al limite sca’ (“Mutamento”, “9 e il Re”), il
della realtà stessa è falena fugace, del fantozziano, che all’eccesso di- sound dolente di “Missed Oppor-
che si dilegua, alla luce della luna. sturbante e distruttivo tenta un ri- tunities”, singolo pubblicato il 13
pristino di una certa sanità di maggio, è il punto di non ritorno di
Il disagio si assottiglia in Vi Skin valori: vera o presunta è irrile- un discorso sulla giovinezza che
(Sofia Pelle), per farsi più ‘ragio- vante, l’importante è che sia credi- improvvisamente schianta a terra,
nato’; e così il suono, levigato da bile. “Lasciate perdere” – album con tutto il disincanto delle occa-
impressioni, fantasmatiche incur- d’esordio dello scorso ottobre – sioni, dei traguardi mancati. Em-
sioni acustiche di caratura cali- miscela all’irruenza tellurica di un blematico il videoclip, in alternanza
brata e intensa: “Scusa”, singolo punk-rock italiano ma trasversale, a frammenti di esibizioni di reper-
pubblicato il 28 dicembre, è voce mai intrusivo, la satira sotterranea, torio: parallelismo, dicotomia onni-
dell’ipocrisia dei rapporti umani – il paradosso pungente – deformati presente; un dialogo dolceamaro
disumanizzati e disumanizzanti; nell’uso talvolta grottesco della tra il fervore chimerico dell’ambi-
non già rabbia, grido di allerta: voce – che intessono il lirismo di zione e la labile concretezza del
quella di Sofia/Vi è sofferta libertà chiara matrice ‘gaetaniana’. Inevi- sogno. Blues e nuances floydiane
interiore, stoica delicatezza del- tabili ingenuità e cliché; tuttavia, innervano l’architettura progres-
l’abbandono – nell’allontanarsi da pezzi come “Cancerogeno”, “Déjà- sive del brano, modulata e insieme
ciò che nuoce, ferisce, senza mai