Page 15 - Aprile-2022
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Vita Ciociara                                                 pagina  15



        bellezza interiore. Una ricerca  il ciclo della natura.” Ma quello che  trappola della casualità degli
        quasi ossessiva per la realizza- più inquieta è il surrealismo prag-        eventi.” – precisa – “La deriva del
        zione della quale si è servito di  matico che ci sciorina senza  cosiddetto ateismo scientifico è fi-
        tecniche e tematiche differenti in  mezzi termini, quasi gli fosse det-     glia della disumanità. L’umano im-
        continua evoluzione. Come l’ap-       tato da un’entità metafisica in suo  bizzarrito che si allontana dalla
        prodo all’idea della caducità del-    contatto: “Virus che tuttavia rap-    spiritualità è domato da Dio. Fiac-
        l’uomo, della brevità della sua  presentano il calmieratore di falsi  cato dal Garante dell’equilibrio
        esistenza, della sua vulnerabilità.  miti – prosegue – ammortizzatore  universale nel quale i virus gio-
        Scaturisce, da questa riflessione,  di smisurate ambizioni materiali-       cano da contraltare alle irriguar-
        l’immagine del “Virus” come ele- stiche, in una Terra sulla quale  dose azioni della collettività
        mento di distrazione, di disturbo,  sembra non esserci più posto al-        insolente.” Il ritorno al senso della
        di inopportunità vitale nel corpo  cuno per l’uomo quale soggetto di  vita, il ritorno alla bellezza del
        umano. Un’idea scaturita da una  atti eccessivi, di presuntuose al-         creato, il ritorno all’Eden, di cui si
        riflessione datata, aprioristica e fu- zate di testa contro la Natura e  sente la mancanza, di cui si ha no-
        turistica nel contempo che non ha  contro se stesso.” La nuda verità  stalgia, che invano si cerca di co-
        potuto illuminarsi d’incanto, ma è  di Michele Rosa, questo bipolari-       struire su questo pianeta una volta
        frutto di meditazione interiore e di  smo dialogante tra le sue opere ed  stupendo ed ora impossibile da vi-
        riflessione, anch’essa acquisita  i suoi fruitori è senza mezzi ter-        vere. Michele Rosa aveva in serbo
        nel tempo. L’esperienza geogra-       mini, crudo e schietto, lancinante  altre gestazioni artistiche, altri ap-
        fica ed umana hanno fatto presa-      e ammonitore. L’essere umano è  prodi, ma come tutti  ha spiccato il
        gire, al Rosa, il pericolo imminente  responsabile della sua inconsi-       volo più alto, quello irraggiungibile,
        derivante da un elemento insignifi- stenza, della sua vulnerabilità,  quello inarrivabile, quello dal quale
        cante e trascurabile sotto il punto  della sua precarietà abbreviata. E’  non si torna. La sua memoria vivrà
        di vista quantitativo, ma deva-       forte il messaggio del Rosa, un  nelle sue opere, esse sì, rimar-
        stante sotto il profilo immuno-sani-  campanello d’allarme che la sua  ranno  per darci quella testimo-
        tario. Siamo nel periodo che va dal  sensibilità ha saputo cogliere e  nianza di vita guadagnata con il
        2008 al 2009, in largo anticipo su  che declina verso un’umanità  sudore della fronte.
        quella che poi si è rivelata una ca- cieca e sorda. “Non cado nella
        tastrofe umanitaria: una premoni-
        zione, una sensazione, una
        certezza che qualcosa di simile
        possa accadere. Dirà il Rosa in un
        suo commento all’opera: ”E’ un
        fatto che la vita dell’uomo sulla
        terra sia breve, e quanto più pas-
        sano i suoi giorni, tanto più cia-
        scuno percepisce la provvisorietà
        della propria condizione. Avverto
        l’esistenza instabile e precaria per
        la suscettibilità agli agenti aggres-
        sivi, invisibili ma non per questo
        inesistenti. Intuisco l’incombenza
        di un evento sconvolgente. Esau-
        rita la serie “Contaminazioni” risa-
        lente al 2002 e ispirata alla
        modella Federica nella quale ap-
        pare chiara la fragilità del corpo –
        seppur nella sua imperfezione di
        essere vivente e la corruttibilità
        alle esposizioni batteriche – la mia
        attenzione si sposta di poco. Parlo
        ora dei virus, che personalmente
        definisco come l’anello della ca-
        tena in grado di aprire e chiudere
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