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Vita Ciociara pagina 15
bellezza interiore. Una ricerca il ciclo della natura.” Ma quello che trappola della casualità degli
quasi ossessiva per la realizza- più inquieta è il surrealismo prag- eventi.” – precisa – “La deriva del
zione della quale si è servito di matico che ci sciorina senza cosiddetto ateismo scientifico è fi-
tecniche e tematiche differenti in mezzi termini, quasi gli fosse det- glia della disumanità. L’umano im-
continua evoluzione. Come l’ap- tato da un’entità metafisica in suo bizzarrito che si allontana dalla
prodo all’idea della caducità del- contatto: “Virus che tuttavia rap- spiritualità è domato da Dio. Fiac-
l’uomo, della brevità della sua presentano il calmieratore di falsi cato dal Garante dell’equilibrio
esistenza, della sua vulnerabilità. miti – prosegue – ammortizzatore universale nel quale i virus gio-
Scaturisce, da questa riflessione, di smisurate ambizioni materiali- cano da contraltare alle irriguar-
l’immagine del “Virus” come ele- stiche, in una Terra sulla quale dose azioni della collettività
mento di distrazione, di disturbo, sembra non esserci più posto al- insolente.” Il ritorno al senso della
di inopportunità vitale nel corpo cuno per l’uomo quale soggetto di vita, il ritorno alla bellezza del
umano. Un’idea scaturita da una atti eccessivi, di presuntuose al- creato, il ritorno all’Eden, di cui si
riflessione datata, aprioristica e fu- zate di testa contro la Natura e sente la mancanza, di cui si ha no-
turistica nel contempo che non ha contro se stesso.” La nuda verità stalgia, che invano si cerca di co-
potuto illuminarsi d’incanto, ma è di Michele Rosa, questo bipolari- struire su questo pianeta una volta
frutto di meditazione interiore e di smo dialogante tra le sue opere ed stupendo ed ora impossibile da vi-
riflessione, anch’essa acquisita i suoi fruitori è senza mezzi ter- vere. Michele Rosa aveva in serbo
nel tempo. L’esperienza geogra- mini, crudo e schietto, lancinante altre gestazioni artistiche, altri ap-
fica ed umana hanno fatto presa- e ammonitore. L’essere umano è prodi, ma come tutti ha spiccato il
gire, al Rosa, il pericolo imminente responsabile della sua inconsi- volo più alto, quello irraggiungibile,
derivante da un elemento insignifi- stenza, della sua vulnerabilità, quello inarrivabile, quello dal quale
cante e trascurabile sotto il punto della sua precarietà abbreviata. E’ non si torna. La sua memoria vivrà
di vista quantitativo, ma deva- forte il messaggio del Rosa, un nelle sue opere, esse sì, rimar-
stante sotto il profilo immuno-sani- campanello d’allarme che la sua ranno per darci quella testimo-
tario. Siamo nel periodo che va dal sensibilità ha saputo cogliere e nianza di vita guadagnata con il
2008 al 2009, in largo anticipo su che declina verso un’umanità sudore della fronte.
quella che poi si è rivelata una ca- cieca e sorda. “Non cado nella
tastrofe umanitaria: una premoni-
zione, una sensazione, una
certezza che qualcosa di simile
possa accadere. Dirà il Rosa in un
suo commento all’opera: ”E’ un
fatto che la vita dell’uomo sulla
terra sia breve, e quanto più pas-
sano i suoi giorni, tanto più cia-
scuno percepisce la provvisorietà
della propria condizione. Avverto
l’esistenza instabile e precaria per
la suscettibilità agli agenti aggres-
sivi, invisibili ma non per questo
inesistenti. Intuisco l’incombenza
di un evento sconvolgente. Esau-
rita la serie “Contaminazioni” risa-
lente al 2002 e ispirata alla
modella Federica nella quale ap-
pare chiara la fragilità del corpo –
seppur nella sua imperfezione di
essere vivente e la corruttibilità
alle esposizioni batteriche – la mia
attenzione si sposta di poco. Parlo
ora dei virus, che personalmente
definisco come l’anello della ca-
tena in grado di aprire e chiudere