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Vita Ciociara                                                 pagina  25



                                                                 vantano oggi la ricchezza di conservare suoi lavori,
                                                                 ha dipinto molti quadri da stanza, a soggetto reli-
                                                                 gioso o di scene mitologiche in stile fiammingo,
                                                                 muore, come detto, a Roma il 3 luglio 1640.
                                                                 I suoi seguaci che continuarono il suo lavoro furono
                                                                 i suoi figli Muzio e Bernardino, l'apprendista del suo
                                                                 studio Pier Francesco Mola (1612-1666) e gli stu-
                                                                 denti Francesco Allegrini da Gubbio, Guido Ubaldo
                                                                 Abatini, Vincenzo Manenti e Bernardino Parasole
                                                                 Una commessa che l'accompagnò per oltre qua-
                                                                 rant'anni, dal 1595 e il 1640, furono gli affreschi del
                                                                 Palazzo dei Conservatori. Vi realizza: il Ritrova-
                                                                 mento della lupa, nel 1596; la Battaglia tra i Romani
                                                                 e i Veienti, nel 1597 e il Combattimento tra gli Orazi
                                                                 e i Curiazi, nel 1612. Vi ritorna dal 1635 per ese-
                                                                 guire il Ratto delle Sabine, l'Istituzione della Reli-
                                                                 gione e la Fondazione di Roma realizzati tra il 1605
                                                                 e il 1612.
                                                                 Dipinse anche in Poli, nel palazzo baronale dei
                                                                 Conti, dove affrescò la cappella privata del palazzo
                                                                 che dà in un grande salone anch'esso affrescato.











                    Perseo libera Andromeda



       venne da questo nominato "Cavaliere di Cristo", da
       qui il suo soprannome di Cavalier d'Arpino questo
       aumentò la richiesta di opere da parte della nobiltà
       romana, nonché dall’Imperatore Rodolfo II e dai so-
       vrani di Spagna e di Francia.
       Anche se alcuni dei suoi primi lavori è vigoroso e co-
       lorato, la sua produzione è generalmente una ripe-
       tizione piuttosto sbiadita, non toccata dalle
       innovazioni del Caravaggio, che fu per breve pe-
       riodo il suo assistente, incaricato di dipingere frutta
       e fiori, o del Carracci con il quale ebbe occasione di
       lavorare.
       Giuseppe Cesari, nonostante avesse un pessimo
       carattere, permaloso e irascibile, per essere passato
       troppo in fretta dalla povertà alla ricchezza, nei primi
       due decenni del XVII secolo, conquista un grande
       prestigio nell'ambito artistico che gli fece conquistare
       alcuni degli incarichi più prestigiosi del tempo, in par-
       ticolare  l'affresco dell'Ascensione nel transetto di
       San Giovanni in Laterano, gli affreschi della villa Al-
       dobrandini e la progettazione dei mosaici per la cu-
       pola di San Pietro eseguiti fra il 1603 e il 1612.
       Il pittore, che oltre a grandi affreschi ha eseguito in-  Cristo deriso dagli aguzzini, Roma, chiesa di
       numerevoli opere sia in Roma che in altre città che  San Carlo ai Catinari, sagrestia
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