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Vita Ciociara
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            La concezione del dolore per il Manzoni




                                                                           di Domenico Ruscetta












































       La concezione del dolore, per il  di spirito, bensì è ornamento dei  volo d’uccello. In questo romanzo
       Manzoni, è affrontata e risolta con  forti. L’umiltà religiosa non immi-    ci accorgiamo come l’invisibile
       una serena e ricca maturità spiri-    serisce, piuttosto spiritualizza, in  grande protagonista sia la Provvi-
       tuale. Per una comprensione del  quanto liberatrice delle colpe. Ne  denza Divina, che esalta gli umili
       dolore manzoniano, si deve tener  ‘’La Pentecosta’’ (che celebra la di-     ed umilia i potenti. Cosicchè, il loro
       presente la personalità e la vita  scesa dello Spirito Santo sulla  pianto, che è salutare lavacro per
       dello scrittore, perché nelle sue  terra) si sente una pace dolente e  le colpe proprie e le altrui, li rende
       opere egli rispecchia se stesso  consolata insieme, un pregare  degni del perdono divino. A tal pro-
       quale uomo. Per tale motivo, la  pieno di trepidazione e di conforto  posito, è da rilevare che la conce-
       sua conversione, rappresenta un  in cui il dolore viene innalzato a  zione manzoniana della morte è
       momento essenziale oltre che  speranza ed è illuminato dalla  strettamente congiunta a quella
       nella sua vita, anche nella sua  fede. Ove l’insegnamento degli  del dolore. Nel cristianesimo, in-
       arte. Infatti la causa ispiratrice è  ‘’Inni Sacri’’ è una promessa di  fatti, c’è pessimismo e ottimismo
       l’etica cristiana, additata non sol-  pace, nella eterna unione con Dio  insieme: due cose che si integrano
       tanto come ideale astratto, ma  e nella certezza della beatitudine  vicendevolmente e che si fanno
       anche e soprattutto come pratica  promessa a chi sa realmente sof-          tutt’uno nel nome della fede. Pes-
       di vita vissuta. Nella sua profonda  frire per un ideale che supera ogni  simistica è la valutazione delle
       religiosità, il dolore, è qualcosa di  cosa terrena, cioè offrendo al  vane gioie, delle futili glorie ter-
       provvidenziale, perché strumento  Creatore le pene, in espiazione  rene, delle passioni della vita, che
       di redenzione, vale a dire possibi- delle colpe commesse. Un am-            lacerano e consumano, senza la-
       lità di elevazione spirituale, dopo  maestramento di vita morale ci  sciare frutti di merito e di lode di-
       la caduta nel peccato. È il pianto  viene dato dai ‘’Promessi Sposi’’,  nanzi a Dio. Ottimistica, invece, è
       che redime, se è accettato, con  in cui le gioie dei cattivi risultano  la visione della morte, la quale a
       umiltà cristiana, come penitenza.  caduche al pari delle loro glorie  chi ha sofferto con santa rasse-
       La rassegnazione non è dei deboli  mondane, brevi come un fugace  gnazione dischiude una vita beata
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